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Alla Lazio il derby

Sorpasso di Sarri su Mourinho: ora è terzo a +2 sui giallorossi.

Termina con una vittoria della Lazio il derby della Capitale tra Roma e Lazio. Gli ospiti passano in vantaggio nel primo tempo con un gol di Felipe Anderson, scaturito da un errore in fase di impostazione di Roger Ibañez. I giallorossi provano a reagire ma trovano pochi spazi e una traversa di Zaniolo su deviazione di Marusic. La Lazio poco ma la Roma niente. Sarri si prende il secondo derby su tre e sorpassa in classifica Mourinho, al termine di un derby brutto per un osservatore neutrale ma non per questo meno bello per chi lo ha vinto. Decide un errore sciagurato di Ibanez, non nuovo a peccati di superbia, al 29’. Il problema è che nei restanti 73 minuti – 2 di recupero nel primo e addirittura 10 nel secondo tempo – la Roma costruisce pochissimo: una traversa colpita da Zaniolo (tiro deviato e alzato da Marusic al 33’ pt) e una serie di mischie. Mai una verticalizzazione, pochissimi movimenti senza palla. E sempre la difesa a tre senza avere nemmeno un centrale abile in fase di costruzione. La Lazio non fa possesso palla (alla fine sarà 59% a 41% per la Roma), aspetta chiudendo gli spazi e spera in un errore dei giallorossi per scatenare i velocisti Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni. Ibanez sbaglia nella costruzione dal basso che, almeno per gioca Mourinho, è un controsenso. Il brasiliano, in piena area, prova a dribblare Pedro verso l’interno, anziché rilanciare oppure scivolare verso l’esterno. Il grande ex ci mette la punta e serve Felipe Anderson che, solo davanti a Rui Patricio, tocca in rete. Al contrario di quanto si poteva prevedere per la legge del «due contro uno», manca più Dybala alla Roma che la coppia Milinkovic-Immobile alla Lazio. Questo perché i giallorossi ruminano calcio statico. Provano a tagliare il campo da una fascia all’altra, ma poi non c’è chi salta l’uomo e crea superiorità numerica. Pellegrini – in condizioni fisiche precarie – non trova mai l’imbucata in verticale e poi si infortuna. I pochi tiri verso Provedel, escluso quello di Zaniolo, sono prevedibili.

Nella ripresa, come fa spesso, Mou cerca salvezza nei cambi e nella collezione di attaccanti in campo. Zaniolo, però, soprattutto quando viene allargato a destra, cala. Abraham, invece, non si è mai presentato. Anche se la Roma prova l’assedio, l’occasione migliore capita alla Lazio, con un contropiede di Cancellieri e un tiro a giro di Felipe Anderson, perfetto sostituto di Immobile, che costringe Rui Patricio alla parata più difficile della serata. Il resto è un ottuso sbattere contro il muro fino al maxi-recupero finale. Sarri ha avuto tutto quello che sperava di avere: «I nostri tifosi volevano personalità, cuore e anima e noi avevamo l’obbligo di darle. La vittoria ci dà ancora più soddisfazione, ma sono convinto che la nostra gente sarebbe stata soddisfatta comunque».Mourinho ha visto altro: «È stato un dominio, ma non è facile giocare contro una squadra tutta bassa. Eravamo senza la qualità che ci portano i giocatori speciali. Senza Dybala e con Pellegrini in queste condizioni è mancata la luce che trova lo spazio, l’assist, l’azione che fa la differenza». Per la Roma è già la quarta sconfitta in campionato, più due in Europa League. Il dato più preoccupante è la differenza reti: +4 per i giallorossi (16 fatti, 12 subiti) mentre il Napoli è a +22, la Lazio a +17, il Milan a +13 e l’Atalanta a +9. Senza l’errore di Ibanez, il derby poteva finire in pareggio. Sarri, però, ha saputo fare fronte alle assenze con un piano di gioco non spettacolare ma preciso. Provedel non ha dovuto effettuare parate davvero difficili. Buona la prova di Cataldi come regista. La differenza vera, però, l’hanno fatta i centravanti: Felipe Anderson sempre pericoloso e Abraham perso in una crisi ormai lunghissima.