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Douglas chiude 14 profumerie a Roma: 50 dipendenti rischiano il posto

I punti vendita si trovano in ogni quartiere della città ma soprattutto nel centro: in via Merulana, via dei Serpenti, piazza Vittorio, ma anche in aree più periferiche e soprattutto nei centri commerciali.

Il marchio di profumerie e cosmetica Douglas, tedesco, ha comunicato ai sindacati che chiuderà 14 punti vendita a Roma e adesso più di 50 dipendenti rischiano il posto di lavoro. Il motivo è dovuto alla crisi causata dalla pandemia e ai costi elevati degli affitti, che soprattutto nel centro storico possono superare anche i 5mila euro al mese: le vendite on line vanno bene, ma i negozi sono in crisi e il bilancio è in rosso. “La direzione del marchio tedesco ha anche posto l’accento sul tema …

Il marchio di profumerie e cosmetica Douglas, tedesco, ha comunicato ai sindacati che chiuderà 14 punti vendita a Roma e adesso più di 50 dipendenti rischiano il posto di lavoro. Il motivo è dovuto alla crisi causata dalla pandemia e ai costi elevati degli affitti, che soprattutto nel centro storico possono superare anche i 5mila euro al mese: le vendite on line vanno bene, ma i negozi sono in crisi e il bilancio è in rosso. “La direzione del marchio tedesco ha anche posto l’accento sul tema degli approvvigionamenti, sulla necessità di una maggiore liquidità per favorire l’e-commerce e infine sull’impatto dei canoni di locazione sulle scelte del Gruppo in Italia”, spiegano i sindacati.

A Roma i punti vendita di Douglas si trovano in ogni quartiere ma soprattutto nel centro: in via Merulana, via dei Serpenti, piazza Vittorio, ma anche in aree più periferiche e soprattutto nei centri commerciali. Il futuro per i dipendenti si fa nero: i negozi inizieranno a chiudere nei prossimi mesi, ma la maggior parte abbasserà le serrande per sempre a partire da giugno e luglio. Il sindacato Fisascat Cisl ha chiesto un incontro con l’azienda presso il ministero del Lavoro per avviare un tavolo per trovare sussidi e uscite concordate con prepensionamenti: il 16 marzo ci sarà la riunione con i vertici del ministero e dell’azienda, che si è impegnata a presentare un piano commerciale alternativo per garantire il futuro dei lavoratori. Ma intanto già ci sono le prime chiusure: il negozio di Fiumicino ha già spento le luci e i 4 dipendenti sono a casa senza lavoro e in cassa integrazione  a zero ore.

Ma a essere in crisi è tutto il commercio. Dalla Fisascat Cisl fanno sapere che anche Stroili, marchio di gioiellerie, ha in progetto di chiudere alcuni punti vendita, dimezzare le ore di lavoro e avviare trasferimenti dei dipendenti. E Stroili, continua la Fisascat, non è un marchio qualsiasi: a Roma ha circa 50 punti vendita. “È un problema soprattutto per le donne che lavorano in questi negozi – spiega Giulia Falcucci segretario territoriale della Fisascat Cisl Roma e Lazio – non hanno molte prospettive di trovare altri lavori, queste crisi vanno gestite diversamente, capisco che c’è la crisi ma non può ricadere sulle persone. Le donne sono il 70% della forza lavoro del commercio capitolino. Bisogna individuare soluzioni e politiche attive per dare supporto alle aziende in crisi e ai lavoratori”.

A Roma le persone che lavorano nel commercio e nella grande distrizione sono più di 100mila, e secondo i sindacati almeno la metà sono a rischio anche se è ancora presto per capirne il numero esatto visto che i licenziamenti sono ancora bloccati dal governo a causa della pandemia. Il grido d’allarme arriva anche dal sindacato Cobas: “La situazione è devastante in tutto il settore  – spiega Fracesco Iacovone membro dell’esecutivo nazionale Cobas – stiamo vedendo come la pandemia da Covid rischia di accelerare i processi di crisi nel commercio e nella grande distribuzione già in atto prima della crisi sanitaria”.