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Chiude lo storico ristorante Settimio a Roma: “Mario e Teresa hanno mollato”

Dopo oltre novanta anni la trattoria cambierà gestione. I proprietari Mario e Teresa sono andati in pensione

La trattoria Settimio, al civico 117 di via del Pellegrino, ha abbassato le saracinesche per sempre. Aperta nel 1932 dal capostipite, era attualmente gestita dal figlio, Mario Zazza, 81 anni, e dalla moglie Teresa. Un ambiente rimasto cristallizzato, con una cucina della tradizione romana, il citofono per entrare e una selezione all’ingresso basata sull’abbigliamento, su un modo di presentarsi decoroso. Ma adesso, dopo avere resistito alle restrizioni imposte dalla pandemia, i proprietari hanno detto basta: i rincari delle bollette sono state il colpo di grazia. Così, hanno chiuso. I due proprietari sono andati in pensione e hanno ceduto l’attività a Leonardo Vignoli della trattoria da Cesare al Casaletto. Al momento Settimio, in via del Pellegrino, è chiusa per lavori di ristrutturazione e riaprirà entro e non oltre il mese di ottobre.Sul suo profilo Instagram, il direttore de La7, Andrea Salerno, ha postato un’immagine del locale chiuso: «Mario e Teresa hanno mollato. Un pezzo di Roma che se ne va. Le polpette migliori del mondo». Tra le reazioni al post, anche quella dell’editore Urbano Cairo che ha scritto: «Peccato!»

Roma ieri e oggi, vista da chi lavora e la ama

Il locale a due passi da Campo de’ Fiori, nella strada dove nel 1990 fu ammazzato “Renatino” De Pedis, il boss della banda della Magliana, era un ritrovo di volti noti. Quel menu fisso che cambiava ogni giorno aveva conquistato tanti, dall’artista Renato Guttuso all’attore Alberto Sordi, e aveva ricevuto complimenti anche dal noto amante dell’arte dei fornelli, l’attore Ugo Tognazzi. Mario Monicelli, per uno sfizio, volle far recitare l’oste Mario Zazza nel film «Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno». Una foto di scena in cui è presente il ristoratore è rimasta appesa per decenni nella sala. Addirittura, l’editore Giulio Einaudi, gli propose di scrivere e lui – con la sua ruvidità – rispose: «A chi?»

È l’ennesimo caso di chiusura che porta uno strascico nostalgico. La città che cambia, va da sé, lascia indietro qualcosa. La desertificazione commerciale colpisce soprattutto i quartieri del centro. A Trastevere ha abbassato le saracinesca di recente il giocattolaio di piazza San Cosimato, che ancora ricorda i fasti degli anni Ottanta, quando il passaggio di clienti, anche famosi, era ininterrotto: «Moana Pozzi una volta spese quasi cinquecento mila lire in regali, ma da me passavano anche Lello Arena e tanti altri». Un mondo al tramonto, sapori e colori di una volta. Poche centinaia di metri più in là, oltre il Tevere, adesso sono anche i pochi artigiani e commercianti di Campo de’ Fiori o dovranno chiudere anche loro, come successo alla trattoria Settimio.