CRONACA

Coronavirus Roma, per fabbriche, uffici, negozi si cambia: dal 4 maggio aperture a fasce orarie

La Regione sta limando le linee guida per la ripartenza graduale: i primi saranno fabbriche e cantieri edili. L’input ai comuni per rimodulare gli orari apertura. Martedì confronto (da remoto) sui trasporti. Raggi: «Sui bus seduti e con le mascherine»

Riaperture scaglionate nel tempo, con rimodulazione delle fasce orarie (la competenza in materia è dei Comuni): le uniche regolamentate finora sono le librerie, che alzano la serranda alle 11. La Regione sta limando le linee guida per ripartire in sicurezza, come è emerso ieri nell’incontro in videoconferenza con i cinque prefetti del Lazio, l’Anci, le associazioni di categoria e i sindacati. Nella stesura del vademecum, sintetizzabile nelle cinque P (prudenza, protezione, prevenzione, piccoli passi per una ripresa progressiva, progettualità), è impegnato un gruppo di esperti, coordinato dal vice presidente della Regione, Daniele Leodori. Le misure riguardano il distanziamento sociale all’aperto e al chiuso, l’uso di mascherine, guanti e gel igienizzante, oltre al contingentamento dei flussi nei luoghi pubblici. È stato il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, a chiedere ai sindaci di «rimodulare gli orari delle attività lavorative», ipotizzando anche l’ampliamento delle occupazioni di suolo pubblico e procedure più snelle (il Campidoglio ha congelato il pagamento del canone per il 2020 e sta valutando la strada del silenzio-assenso per le concessioni). Le strategie sul territorio assumeranno contorni più nitidi una volta che il Comitato di esperti in materia socio-economica istituito dal governo, entro mercoledì, detterà le indicazioni di carattere nazionale.

Tra le azioni previste nel piano «Lazio sicuro», che dopo aver recepito quanto stabilirà Palazzo Chigi dovrebbe chiudersi giovedì, sono stati individuati alcuni passaggi di concerto con gli interlocutori coinvolti. Le associazioni di categoria darebbero per scontato l’uso obbligatorio delle mascherine a tutela di clienti ed esercenti. Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio, ha proposto di affidarne la produzione alle oltre 3.500 sartorie di Roma e provincia. Per quanto riguarda bar e ristoranti, si pensa all’installazione di barriere in plexiglas alle casse, come nei supermercati. Altra questione, il contingentamento dei flussi negli esercizi commerciali: nei bar lo spazio per ciascun cliente dovrebbe essere di quattro metri quadrati, di dieci metri quadrati in un negozio di media grandezza. La regola aurea per poter riaprire è che le attività si dotino di un «piano Covid», precondizione per poter soddisfare i requisiti di sicurezza. Massimo Peduto, direttore di Confesercenti, ha riferito che tutti gli associati stanno svolgendo corsi di formazione, al termine dei quali riceveranno una certificazione e un kit di prodotti sanitari. Le prime a rimettersi in moto saranno le attività con «classe di aggregazione sociale bassa», che presentano pochi rischi, come le fabbriche e i cantieri edili. Nella ripartenza a rilascio graduale, quelle con «classe di rischio integrato», nelle quali è inevitabile il contatto con il cliente, riapriranno più avanti. «Dai dati laziali si evince che il 73,4% delle aziende, tra quelle aperte e parzialmente aperte, è rimasto operativo e che non è emerso nessun caso di coronavirus – ha sottolineato il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello – . Chiediamo di ripartire al più presto dando il via alla fase due».

Una riflessione a parte riguarderà i trasporti, sui quali oggi si terrà un confronto (da remoto) con Prefettura, Cotral, Atac, Ferrovie dello Stato. Ieri la sindaca Virginia Raggi ha annunciato che sui bus si viaggerà soltanto seduti e con le mascherine: l’ipotesi – un sedile sì uno no – si tradurrebbe in una ventina di passeggeri per corsa (contro i cento della fase pre-pandemia e mentre è ancora in vigore l’orario estivo). A bordo si salirà soltanto dalla porta posteriore, si utilizzerà il conta-persone e un controllore verificherà il rispetto delle distanze. Segnaletica orizzontale, contapersone e ingressi limitati anche in metro: in base alle simulazioni su un treno che potrebbe accogliere fino a 1.200 utenti (220-230 i posti a sedere) ne potranno entrare non più di 120-130 alla volta, seduti. Dai sindacati (Cgil, Cisl e Uil) l’appello a fare maggiore chiarezza, considerato «il milione di pendolari che ogni giorno arriverà nella Capitale».