CRONACA

Morto il capò ultrà dei Fedayn della Roma Raffaele Purpo

Martedì è deceduto, a soli 56 anni, Raffaele Purpo, detto «er mafia», storico leader della curva sud, pregiudicato per traffico di droga. Purpo stava scontando la detenzione domiciliare, dopo aver passato dietro le sbarre oltre 20 anni della sua vita.

Martedì era appena tornato dalla pizzeria di viale Regina Margherita dove aveva il permesso di lavorare, quando gli agenti del commissariato Casilino sono entrati nel suo appartamento al Quadraro per fare una perquisizione. All’improvviso ha avuto un malore ed è morto. Sembra si sia trattato di un infarto, in quanto soffriva già da tempo di cuore.

Giovedì allo stadio Olimpico, durante la partita di Conference League tra l’As Roma e lo Zorya, sono stati esposti in curva sud degli striscioni in suo ricordo: «Le leggende non muoiono mai! Raffaele con noi» e «A testa alta la vita hai sempre sfidato, la morte non ti fermerà».

Una vera e propria celebrazione perla scomparsa di uno dei capi dello storico gruppo organizzato Fedayn. Ma c’è un altro aspetto molto interessante e poco noto sul suo conto.

Purpo era amico di vecchia data di Fabrizio Piscitelli, il leader degli Irriducibili della Lazio ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti. Abitavano nello stesso stabile a viale dei Consoli e «Diabolik» aveva addirittura fatto da testimone al matrimonio dell’ultrà romanista, insieme a Gennaro Senese (dell’omonimo clan camorristico).

Purpo nel 2014 si era rincontrato con Piscitelli in una comunità per detenuti, poi nel 2015 era stato arrestato di nuovo perché faceva parte di un’organizzazione criminale che trafficava pneumatici “imbottititi” di droga nelle aree di servizio autostradali. Ma c’è di più: dopo essere uscito di galera, nel 2019, “er mafia” si era rivisto di nascosto con “Diabolik”, un paio di mesi prima del suo omicidio. I due ultrà, divisi dal tifo, erano accomunati dai precedenti per traffico di stupefacenti.